lunedì 19 agosto 2013

Dialogo cl silenzio

Dialogo col silenzio
pubblicata da Gloria Gaetano il giorno domenica 27 giugno 2010 alle ore 11.31
La faccia tra le mani 
i graffi sui seni
 ,
non  più lacrime a lavarti la pelle
 ,
guardi nel vuoto e immobile tremi
 ,

 un gelo ti inchioda,
 
povero fiore reciso e calpestato
 
sbattuto per terra
 
abusato ed umiliato
 ,

fatichi a respirare
 
non riesci più ad alzarti
 
non sai riaprire gli occhi
 
e immobile tremi…
 

E’ un esplodere di dolore
 
un oceano di rabbia
 
un grido di vergogna
 
un urlo silenzioso, gelido e dolente
 
che lacera la notte
 
e cresce lentamente
 

e niente più parole
 
e risate con le amiche,
 
quelle scarpe favolose,
 
quei brividi d’amore
 .

E’ tutto andato in pezzi
 
è tutto calpestato,
 
rimane la paura, l’abuso della carne,
 
l’angoscia  a durare.
 

Bocche deformi,
 
mani che offendono,
 
palpano e straziano
 
risate sguaiate
 
rantoli di belve assetate di dolore
 
maledetti demoni,
 
vigliacchi e senza onore.
 

E  immobile tremi…
 
stai ancora tremando
 
piccolo fiore sbattuto per terra
 
senza conforto,
 
senza più amore.
 


Ritratto di te

Ritratto di te

Resta lì in alto sulla terrazza
La ringhiera sostiene il tuo fragile corpo
Un arbusto la tua anima spezzata.


I capelli intessono la luce della luna
Mentre i pochi fiori arricchiscono le braccia.
Puoi lasciarli sul pavimento e girarti verso di me?
Gettali con tutta la rabbia e lo sgomento che provi.
E continua a intrecciare la luce nei tuoi capelli.


Io so che lui se n’è andato,
mentre tu soffri e resti immobile
col corpo devastato e dolente
per un’anima che lo ha messo a dura prova.


E io cerco
un gesto che sia nuovo, lieve e agile,
quello che solo noi due potremmo sentire
semplice e inutile come un abbraccio


o un darsi la mano.
Ti giri e fermi la tua immagine
 nella grigia stagione
per giorni e giorni, ore, minuti.


I tuoi capelli sulle spalle,
e le braccia coi pochi fiori.
Come sareste stati assieme?
Guardandoti mentre non saluti
ho cancellato una possibilità?
Ma avrei perso la tua immagine coi fiori.


E ci ripenso ancora stupita di una notte inquieta
di un giorno che si perde nel buio delle tue lacrime.
E chiedo che il pianto cessi:
è solo un padre che se ne va.


mentre veglio,poesie per te




Veglia

In attesa veglio.
I guardiani del faro sono caduti
In vasta luce di luna.

Biancore astrale dei mari
Il freddo oscilla con  piume indurite,
nella pianura  è attesa.

Circola, si diffonde
Attesa di spuma,
Dal fondo del mare
Alghe sognano
Una notte illuminata.

Voglia di leggerezza
Arene adorate
Chiedono riposo al vento

Salgo  verso il bianco
E’ ora.

Aria nell’aria
Vanno i vivi e i morti.

Delicatezza levità
Forse il mondo cerca
Una totale eterna attesa



Dialogo con una donna violata
pubblicata da Gloria Gaetano il giorno domenica 27 giugno 2010 alle ore 13.12
Ti ho sentito chiedere
tenerezza nostalgia poesia,
quante cose ora,
ma tutto è lontano
e vorresti restituita l’anima
malata, ormai.

Non la salvezza, lo sai,
il dolore si fa sempre più forte
lascia poco respiro,
soffoca un sogno
una speranza, forse,
nei lunghi giorni del vivere,
quasi, fino, a diventare niente.

Rivedi i gesti
di una scena
che è la stessa da anni.

Sempre, sempre,
quasi fino a diventare niente
solo disprezzo per te
e per il corpo dolente.
Il buio (difficile abitudine)
luce nell’anima
che nessuno vede
all’infuori di me.

Ti scrivo da una camera
nella semioscurità del tramonto.
Qui mi chiudo, nascosta al mondo
estraneo
estranea io nel profondo.

L’immenso e il suo contrario
sono luoghi del cuore
sono io ora in quel mare
che mi trascina via.
Sempre, sempre
quasi fino
a diventare niente
 
perché amore non c’è
in questo buio
cui non si abitua
dell’anima la luce
 
che ancora
 
sempre
risplende.
 

Ritorno a esser niente
nelle tenebre oramai della notte
che invade la mia stanza.
Nessuno può comprendere
forse soltanto i muri della stanza
nel mio corpo negato
che più non sento.

Ma solo gelido mare
nel mio cammino.




Clara Sereni Raccontare

Raccontare
a te
agli orologi che svuotano i minuti
al braccialetto di spago
alle porte senza chiavi
e a quella di cui possiedi la chiave
il tempo che mi ha costruita,
il tempo rosso in cui dicevamo 'noi'

Le parole fragili

«La parola può salvare una persona oppure perderla. Al di là dei contenuti, sono i modi con cui la paro- la è pronunciata (i gesti e il silenzio, lo sguardo e le espressioni del volto), a indicarne la connotazione ostile, amica, affettuosa, aggressiva, ansiosa. La parola è sempre fragile o arrischiata, è accattivante e seducente, è nemica o solidali. Ma l’altro potrebbe avere le antenne sensibilissime nel cogliere il senso nascosto, fluttuante e impalpabile, delle parole. E ogni parola può essere quella decisiva: la parola che crea fiducia o fa nascere un contatto emozionale, cioè quella che incrina la solitudine e libera gli aquiloni nel vento, ma la parola anche che accresce, con le sue risonanze, la solitudine e l’ansia, le inquietudini del cuore. La parola è dialogo, ma anche silenzio: nasce dal silenzio e finisce nel silenzio in una reciprocità incalcolabile e friabile. Le parole, labili tracce dell’inconoscibile ed effimere immagini del reale, metafore di un mondo possibile, si moltiplicano alla ricerca di definizioni probabili del dialogo e del silenzio, dell’apertura agli altri e della solitudine, della contemplazione e dell’azione; e non sempre riescono in questo intento».