«La parola può salvare una persona oppure perderla.
Al di là dei contenuti, sono i modi con cui la paro- la è pronunciata (i gesti
e il silenzio, lo sguardo e le espressioni del volto), a indicarne la
connotazione ostile, amica, affettuosa, aggressiva, ansiosa. La parola è sempre
fragile o arrischiata, è accattivante e seducente, è nemica o solidali. Ma
l’altro potrebbe avere le antenne sensibilissime nel cogliere il senso
nascosto, fluttuante e impalpabile, delle parole. E ogni parola può essere
quella decisiva: la parola che crea fiducia o fa nascere un contatto
emozionale, cioè quella che incrina la solitudine e libera gli aquiloni nel
vento, ma la parola anche che accresce, con le sue risonanze, la solitudine e
l’ansia, le inquietudini del cuore. La parola è dialogo, ma anche silenzio:
nasce dal silenzio e finisce nel silenzio in una reciprocità incalcolabile e
friabile. Le parole, labili tracce dell’inconoscibile ed effimere immagini del
reale, metafore di un mondo possibile, si moltiplicano alla ricerca di
definizioni probabili del dialogo e del silenzio, dell’apertura agli altri e
della solitudine, della contemplazione e dell’azione; e non sempre riescono in
questo intento».
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