Veglia
In attesa veglio.
I guardiani del faro sono caduti
In vasta luce di luna.
Biancore astrale dei mari
Il freddo oscilla con
piume indurite,
nella pianura è
attesa.
Circola, si diffonde
Attesa di spuma,
Dal fondo del mare
Alghe sognano
Una notte illuminata.
Voglia di leggerezza
Arene adorate
Chiedono riposo al vento
Salgo verso il bianco
E’ ora.
Aria nell’aria
Vanno i vivi e i morti.
Delicatezza levità
Forse il mondo cerca
Una totale eterna attesa
Dialogo con una donna violata
Ti ho sentito chiedere
tenerezza nostalgia poesia,
quante cose ora,
ma tutto è lontano
e vorresti restituita l’anima
malata, ormai.
Non la salvezza, lo sai,
il dolore si fa sempre più forte
lascia poco respiro,
soffoca un sogno
una speranza, forse,
nei lunghi giorni del vivere,
quasi, fino, a diventare niente.
Rivedi i gesti
di una scena
che è la stessa da anni.
Sempre, sempre,
quasi fino a diventare niente
solo disprezzo per te
e per il corpo dolente.
Il buio (difficile abitudine)
luce nell’anima
che nessuno vede
all’infuori di me.
Ti scrivo da una camera
nella semioscurità del tramonto.
Qui mi chiudo, nascosta al mondo
estraneo
estranea io nel profondo.
L’immenso e il suo contrario
sono luoghi del cuore
sono io ora in quel mare
che mi trascina via.
Sempre, sempre
quasi fino
a diventare niente
perché amore non c’è
in questo buio
cui non si abitua
dell’anima la luce
che ancora
sempre
risplende.
Ritorno a esser niente
nelle tenebre oramai della notte
che invade la mia stanza.
Nessuno può comprendere
forse soltanto i muri della stanza
nel mio corpo negato
che più non sento.
Ma solo gelido mare
nel mio cammino.
tenerezza nostalgia poesia,
quante cose ora,
ma tutto è lontano
e vorresti restituita l’anima
malata, ormai.
Non la salvezza, lo sai,
il dolore si fa sempre più forte
lascia poco respiro,
soffoca un sogno
una speranza, forse,
nei lunghi giorni del vivere,
quasi, fino, a diventare niente.
Rivedi i gesti
di una scena
che è la stessa da anni.
Sempre, sempre,
quasi fino a diventare niente
solo disprezzo per te
e per il corpo dolente.
Il buio (difficile abitudine)
luce nell’anima
che nessuno vede
all’infuori di me.
Ti scrivo da una camera
nella semioscurità del tramonto.
Qui mi chiudo, nascosta al mondo
estraneo
estranea io nel profondo.
L’immenso e il suo contrario
sono luoghi del cuore
sono io ora in quel mare
che mi trascina via.
Sempre, sempre
quasi fino
a diventare niente
perché amore non c’è
in questo buio
cui non si abitua
dell’anima la luce
che ancora
sempre
risplende.
Ritorno a esser niente
nelle tenebre oramai della notte
che invade la mia stanza.
Nessuno può comprendere
forse soltanto i muri della stanza
nel mio corpo negato
che più non sento.
Ma solo gelido mare
nel mio cammino.
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